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La scritta tornerà, ma ricordiamocelo sempre: lo Stadio dei Marmi si chiama Pietro Mennea

Sarebbe ipocrita dire che non ci sono rimasto male. Sarebbe ipocrita dire che sono stato da solo a provare un po’ di dispiacere. Nello stadio dei Marmi temporaneamente (mancano alcuni lavori in programma nelle prossime settimane) riaperto per gli Europei di atletica manca la scritta Pietro Mennea a cui ci eravamo affezionati. Il nome e il cognome del campione a cui l’impianto è intitolato dal 2013. Ho contattato personalmente gli uffici di Sport e Salute che hanno rassicurato sul fatto che a lavori completati, la scritta tornerà al suo posto originario. Meno male. Ma sarebbe bello se si trovasse il modo di ricordare a tutti in questi giorni l’inimitabile storia di Pietro. In un luogo che è stato a più riprese casa sua. 
 
Insomma, diciamolo forte. Lo stadio dei Marmi si chiama Pietro Mennea. Lo stadio dove si riscaldò prima del suo primo trionfo europeo, 50 anni fa. Come fece nel 1980 nella prima, storica edizione del Golden Gala. Lo stadio del suo incontro con Aldo Moro, una mattina presto, parlando di studi universitari e di futuro. Lo stadio dove in un documentario c’è Pietro che racconta e vicino a lui gli fa da spalla una pila delle sue agende, pagine che significano migliaia di ripetute e di allenamenti, in qualsiasi giorno dell’anno e con qualsiasi condizione atmosferica. Lo stadio dove sorgerà, nella sua “pancia” anche questa ristrutturata, il museo che racconterà le sue imprese (si era parlato di una sua apertura lo scorso 21 marzo ora si spera per la fine dell’anno, speriamo bene) grazie al prezioso materiale raccolto e catalogato dalla moglie Manuela.
 
Dico la verità. Per tutto questo sento un grande bisogno di pronunciare le parole STADIO DEI MARMI PIETRO MENNEA. Di chiamare le cose con il loro nome. Di dare a Pietro quel che è di Pietro. Di ricordare tutte le emozioni che ci ha dato. A partire da quel giorno di 50 anni fa, magari da rivivere con la telecronaca di Paolo Rosi: “Ecco Mennea prodursi in un allungo in curva. Lo vediamo correre in seconda corsia, si presenta sulla dirittura d’arrivo in testa Ommer, si distende si distende Mennea in una magnifica galoppata, una galoppata rampante che gli dà la vittoria!”. È troppo chiedere che si trovi il modo di far ascoltare queste parole in qualche luogo degli Europei a chi quel giorno non era nato?

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