La Lazio dovrà giocare con il Torino il 18 prossimo, all’Olimpico, la partita del Covid. Glielo impone il Collegio di Garanzia del CONI che ha respinto il suo ricorso. Tutt’intorno fra i rivali c’è soddisfazione, anche se qualcuno già immagina – fra i laziali, e non solo – che aver sotto le grinfie il Toro di ‘sti tempi può essere una festa dopo il 7-0 del Milan. La reazione alla decisione avversa a Lotito conferma una cosa: ce l’hanno tutti con lui.
Non so se il sor Claudio ha sentito dire quel “tanti nemici, tanto onore” – che peraltro non potrebbe ripetere per non avere altri guai – ma certo la pensa cosí pure lui. Degli avversari se ne sbatte, anzi, vista la sua passione per il latinorum, credo sia uso dire al colto e all’inclita guarnigione, con il tono beffardo che gli viene benissimo:” De minimis non curat praetor”.
Scherzi a parte, il Caso Lotito mi appassiona da tempo, almeno da quando salvò la Lazio dal fallimento con quella rateizzazione dell’Irpef in 21 rate. Annuali. Mentre il “mio” Bologna non avendo moneta fu retrocesso. I miei concittadini, non leghisti ma pur esperti di politica, parlarono al solito di “Roma ladrona “ e di Lotito dissero tutto e di più, cosí feci scandalo quando sulla pubblica piazza mediatica affermai invece che Lotito era stato abile, noi incapaci.
Spiacque all’amico Gazzoni, ma dovette farsene una ragione. Noi bolognesi fummo sciocchi anche quando ci facemmo rapire da Lotito Igli Tare, la vera fortuna del club biancazzurro. E intanto, mentre lo attaccano, Lotito mostra la sua capacità manageriale portando la Salernitana in Serie A. Complimenti? No, solo una minaccioso “adesso devi venderla”.
Prima di santificarlo, mi sento di chiedere al Marchese Lotito (“Io so’ io e voi…”) quando ci farà sapere del rinnovo del contratto a Simone Inzaghi (alla cui sorte laziale contribuii nel 2017 respingendo gli spasimanti del Loco Bielsa). Fra alterne fortune, giocando in campionato e in Coppa nonostante i danni della pandemia, Simone ha onorato il suo ruolo. Anche fidarsi di lui per tanti anni mentre altrove gli allenatori saltano come tappi di lambrusco finirà fra i meriti dell’odiato scaltrissimo sor Claudio.
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