La Roma cala l’asso: José Mourinho, l’allenatore comunicatore, sbarca a trigoria dalla prossima stagione
La Roma ha conquistato Mourinho, la notizia ha fatto il botto non solo a Trigoria, a Trastevere e a Trinità dei Monti: se n’è parlato in tutto il mondo del calcio. E dintorni. Mescolando stupore a complimenti, auguri. E scongiuri. Nella Capitale, ovviamente, entusiasmo alle stelle fra i giallorossi. Dall’altra parte del Tevere, magari fingendosi romanisti dubbiosi, tirano fuori un precedente storico: quando Evangelisti e Marchini, pur separati dall’ideologia politica, furono orgogliosi di offrire la panchina giallorossa a Helenio Herrera detto il Mago. Un’avventura che non ebbe un lieto fine eppure per qualche tempo gonfiò il petto dei tifosi amareggiati da anni di Rometta. A quei tempi lavoravo al Giornale d’Italia diretto dal grande Alberto Giovannini che mi autorizzò a divertirmi anche se non gliene fregava molto; e mi divertii perché mi affiancava, nel racconto quotidiano, Gabriele Tramontano, il salernitano dagli occhi azzurri che aveva fatto anche l’attore in “Guerra e pace” di King Vidor.
Con l’Helenio innamorato di Fiora Gandolfi (la bellissima giornalista rossocrinita con la quale avevo lavorato allo “Specchio” di Nelson Page e Pierfrancesco Pingitore a inizio Sessanta) e la fascinosa figlia del patron Alvaro, Simona Marchini – animatrice dì mondanità – calcio, spettacolo, borghesia, politica e pettegulezz crearono un clima non proprio sportivo. Simona, che gestiva “La Nuova Pesa”, galleria d’arte gran richiamo di vip, snob, intellettuali e artisti fra i quali Mario Schifani, sposò addirittura il capitano della Roma Franco Cordova , romagnolo guizzante che più tardi finì fra le braccia di Marisa Laurito. I cantori giallorossi più coloriti di quei tempi erano l’avvocato Colalucci, direttore del fustigante “Tifone”, Aldo Biscardi ancora di “Paese Sera” che Colalucci aveva soprannominato “l’Alicetta di Larino “, minimizzandone le qualità rispetto alla grandezza di Ezio De Cesari del “Corriere dello Sport” ribattezzato “il Triglione di Livorno”; e infine Fulvio Stinchelli ex “Specchio” passato al “Messaggero “, detto “ il professore”, gran maestro della critica più schierata.
Ho affrescato la società giallorossa di quel tempo per far capire come fosse impossibile per il Mago meneghino, severissimo e ducesco allenatore del “tasca la bala” , trasferire alla Roma lo spirito dell’Inter per imitarne i successi. Fu più facile affondare piacevolmente nella Dolce Vita. Mourinho non troverà certo rose e fiori ma, a parte l’adattarsi alla radiofonia incessante, potrà trarre lumi e spunti dalla felice stagione tricolore di Fabio Capello , uno che come lui bada al lavoro, a costruire, a vincere. Richiesto un parere telepatico a Giulio Andreotti – tifosissimo giallorosso, editorialista del “Quotidiano Nazionale” che dirigevo nel 2000 a Bologna – mi ha dato di più, un titolo: “Mourinho logora chi non ce l’ha”.
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