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Roma e l’Europa

AS Roma

foto: Redazione

Fateci caso: l’ultima a uscire dall’Europa si prende tante pernacchie quante ne avrebbero meritate tutte insieme, dopo una stagione di ebbrezze svanite, le signore che l’hanno preceduta.

La Roma è alla gogna come se racchiudesse in sé il flop totale dell’Inter, la figuraccia della Juve, la caduta del Milan, la goleada tedesca della Lazio, l’impotenza dolorosa dell’Atalanta e non so se me ne dimentico qualcuna per strada.

Per l’ultima resistente – o resiliente, come piace oggi, volendo dire di chi esce sconfitto ma a testa alta, virtù dei perdenti, traducibile anche in un atteggiamento assai di moda, “mi piego ma non mi spezzo” – per la Roma non c’è pietà. Secondo me avrebbe dovuto ricevere comunque un plauso, ma forse sono traviato da un detto molto bolognese che significa condivisione del tentativo, dello sforzo fatto: “Bravo lo stesso!”.

Brava lo stesso, cara Roma. A parte il fatto che hai da giocare un ritorno che tutti ti augurano di perdere, proprio come mentre volavi a Manchester tutti ricordavano volentieri quell’antico maledetto 7 a 1 quasi augurandotelo; brava lo stesso perché ci hai provato e stavi confezionando un’aurea vittoria che è andata al cervello ai guerrieri dell’1 a 2 facendogli perdere la bussola. Vedete, amici, ai miei tempi la Grande Inter vinceva la Coppa dei Campioni anche difendendo l’1 a 0 con le unghie e coi denti (come Mourinho, peraltro, mettendo un pullman davanti al portiere ); invece la Roma in vantaggio s’incanta, folleggia, pensa di riportare a casa – al popolo giallorosso, alle radio, alle tivù – una vittoria storica. E si perde nell’illusione, si uccide. Per la giusta causa. Forse per salvare Fonseca, destinato a finire come Garcia, Di Francesco, Spalletti mentre già si parla di Sarri.

A proposito: ho sentito dire che invece di rovinarsi la vita con l’Europa League Fonseca avrebbe fatto bene a badare al campionato per entrare in Zona Champions. Per far cosa? Per prendere l’ingaggio Uefa giusto per fare un giro in Europa? Comunque, sapete come finí Sarri a Napoli quando decise di mollare la Coppa e puntare tutto sul campionato: perse tutto.

D’altra parte, il suo insegnamento dev’essere arrivato fino all’ultimo Fonseca: gioca e attacca, attacca e gioca. E finisci 6 a 1. Il portoghese non sa chi fu Oronzo Pugliese: quello sí gli avrebbe raccomandato di difendere a oltranza l’insperato vantaggio, magari incitando i ragazzi all’attacco con la mano destra e contemporaneamente richiamandoli in difesa con la mano sinistra.

Fu spesso deriso, il commendatore, e invece è diventato favola. Come quel gesto furbo e spesso vincente che io chiamai “la mano sinistra di Dio”.

Amen.