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Santo Stefano Rotondo e gli inquietanti affreschi del Pomarancio

visite guidate a roma Sul Colle Celio sorge la chiesa di Santo Stefano Rotondo, dedicata al primo martire nella storia, che andò incontro alla morte per lapidazione il 26 dicembre poco prima del 35 d.C. a Gerusalemme.

Il Liber Pontificalis ricorda come la chiesa sarebbe stata consacrata durante il pontificato di papa Simplicio (468 – 483) e le ricerche sul posto hanno portato alla scoperta che sarebbe stata costruita sopra la caserma dei Peregrini. La chiesa è diventata celebre per due caratteristiche: la particolarità della pianta e gli inquietanti affreschi con scene del martirologio realizzati dal Pomarancio.

Partendo dalla struttura architettonica, l’edificio si distingue dagli altri grandi luoghi di culto cristiani, costruiti nel medesimo periodo, per la scelta di una pianta non longitudinale, ma centrale costituita da un vano centrale, scandito da colonne sostenenti un alto tamburo con finestre. Esso a sua volta era cinto da ulteriori due ambulacri in cui si innestavano quattro bracci di croce.

La pianta nel corso dei secoli è andata incontro ad una serie di cambiamenti, innanzitutto è stato distrutto l’ambulacro più esterno, infatti attualmente il perimetro dell’edificio è delimitato dagli archi tamponati, che in passato conducevano alla parte della struttura persa. Dei quattro bracci cruciformi ne resta solo uno, che ospita la cappella dei Santi Primo e Feliciano in cui spicca il mosaico absidale eseguito durante il pontificato di Teodoro I (642-649) con i santi titolari della cappella, che affiancano una croce gemmata sormontata da un clipeo contenente Cristo benedicente.

Negli archi tamponati, invece, nel 1582 il Pomarancio e Matteo da Siena realizzarono un ciclo molto cruente dedicato ai martiri. In ogni pannello sono presenti più scene di martirio, contrassegnate con lettere a cui corrisponde una didascalia, in italiano e latino, indicante i nomi dei martiri rappresentati. Il ciclo degli affreschi aveva uno scopo didattico, ossia istruire i novizi del Collegio Germanico Ungarico della Compagnia di Gesù, che gestiva la chiesa.

Visitare questo posto sicuramente non lascia indifferenti e porta a riflettere su quanta crudeltà possa scaturire dalla mente umana,  ma allo stesso tempo a quanta fermezza si debba avere nel non rinnegare qualcosa in cui si crede e morire subendo le più atroci torture.  

Rubrica a cura di: www.bellaroma.info