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Parole che curano: presentato al Salone del Libro il Vademecum per la comunicazione sulla salute mentale

ASL Roma 2: vademecum Informare sulla salute mentale

Copertina del Vademecum

Le parole contano. E quando si parla di salute mentale, contano ancora di più. Lunedì 19 maggio, nell’ambito del Salone del Libro di Torino, è stato presentato in anteprima il Vademecum “Informare sulla salute mentale”, frutto di una sinergia tra ASL Roma 2, Ordine Nazionale dei Giornalisti e RAI Sostenibilità ESG.

Un documento che non si limita a offrire indicazioni tecniche, ma si propone come uno strumento di lavoro etico e operativo, pensato per giornalisti, comunicatori, educatori e tutti coloro che, attraverso la parola scritta o parlata, contribuiscono a costruire l’immaginario collettivo.

A sottolinearne il valore e l’urgenza sono intervenuti, nel corso della presentazione pubblica, Roberto Natale, consigliere di amministrazione RAI, Massimo Cozza, direttore del Dipartimento di Salute Mentale della ASL Roma 2, e i consiglieri nazionali dell’Ordine dei Giornalisti Daniela de Robert e Lorenzo Sani.

Un confronto denso e appassionato che ha aperto uno spazio di riflessione condivisa su quanto e come il linguaggio possa influenzare la percezione sociale dei disturbi mentali, contribuendo – se usato in modo improprio – a consolidare stigma e pregiudizi.

Il vademecum nasce dall’ascolto e dal confronto tra clinici, operatori della salute mentale e professionisti dei media, con l’intento di colmare una lacuna culturale spesso ignorata: quella che riguarda il modo in cui si raccontano le fragilità psichiche.

Lontano dalle semplificazioni e dalle etichette, il documento invita a una narrazione più rispettosa, capace di restituire complessità e dignità alle persone che vivono una condizione di sofferenza psicologica.

Non si tratta solo di buone pratiche linguistiche, ma di una scelta di campo etica, che riconosce nella comunicazione un potere formativo e trasformativo. Parlare di depressione, disturbi d’ansia, schizofrenia, fragilità o neurodivergenze in modo approssimativo, sensazionalistico o patologizzante non è solo scorretto: è dannoso.

Il linguaggio, in questi casi, può diventare uno strumento di esclusione o, al contrario, un veicolo di inclusione e consapevolezza.

Il documento, destinato ai professionisti dell’informazione ma utile anche a content creator, docenti, operatori sociali e comunicatori istituzionali, propone una serie di linee guida orientate alla costruzione di un nuovo lessico della salute mentale, più attento, preciso, inclusivo.

L’obiettivo è favorire una comunicazione capace di generare cultura, costruire empatia e ridurre le distanze tra chi soffre e chi racconta.

«Raccontare la disabilità mentale con attenzione e sensibilità – ha spiegato Massimo Cozza – significa contribuire a una società più giusta, più aperta, più informata.

Questo vademecum è un passo importante nella direzione di una comunicazione che non si limiti a informare, ma che sia anche capace di formare e di prendersi cura».

Il coinvolgimento della RAI, attraverso la direzione Sostenibilità ESG, rafforza l’impatto dell’iniziativa, segnando un patto trasversale tra sanità pubblica, servizio radiotelevisivo e professioni dell’informazione. Un’alleanza che riconosce nella narrazione uno strumento potente, capace di orientare l’opinione pubblica e di influenzare la qualità del dibattito pubblico.

Nel racconto della realtà, le parole sono strumenti. Possono aprire orizzonti di comprensione o costruire barriere invisibili. Per questo motivo, nell’ambito dell’informazione sulla salute mentale, la necessità di utilizzare un linguaggio adeguato non è solo una questione stilistica: è una responsabilità deontologica e culturale.

Per un giornalista, questo documento è molto più di una guida terminologica. È un alleato quotidiano, un punto di riferimento che permette di orientarsi tra concetti complessi e sensibilità diverse, evitando gli errori più comuni: semplificazioni, stereotipi, sensazionalismo.

In un contesto mediatico che spesso privilegia la velocità alla precisione, e l’impatto emotivo alla riflessione, il rischio di contribuire – anche involontariamente – alla stigmatizzazione di chi soffre di disturbi mentali è elevato.

Un vademecum come quello presentato al Salone del Libro di Torino aiuta a ridurre il peso di questa responsabilità, offrendo strumenti concreti per gestire la delicatezza dei temi trattati.

Non si tratta di edulcorare la realtà o di imporre un linguaggio artificiale, ma di trovare le parole giuste per raccontare storie vere, complesse, e spesso invisibili.

Ogni espressione sbagliata, ogni accostamento superficiale tra disturbo e pericolo, ogni titolo che riduce la sofferenza a cronaca nera, ha conseguenze tangibili sulla vita delle persone coinvolte e sulla percezione collettiva della salute mentale.