Quando il colore diventa energia e il movimento si fa racconto universale
L’arte di Natino Chirico non si limita a rappresentare lo sport: lo reinventa, lo sublima, lo trasfigura in un linguaggio pittorico che mette in primo piano la forza del corpo, la potenza del movimento e la carica emotiva che nasce dall’azione. Sinfonia di corpi in movimento, la nuova grande mostra all’Auditorium Parco della Musica di Roma, inaugurata ieri alle 17,00 alla presenza del Ministro dello Sport Andrea Abodi, offre oltre cento opere che non raccontano semplicemente lo sport, ma ne catturano l’anima.
Chirico non ritrae figure statiche, non si accontenta di immortalare pose da manuale. La sua pennellata dinamica, la materia che vibra e si scompone in colori accesi e linee spezzate, mette in evidenza il gesto atletico come forma suprema di espressione umana. Ogni tela diventa un campo di forze in cui la velocità, la tensione muscolare, il respiro trattenuto prima dello scatto trovano la loro traduzione visiva. È qui che la pittura incontra la vitalità dello sport: nel momento irripetibile in cui il corpo sfida i propri limiti e si fa icona di libertà, disciplina e passione.
Il percorso della mostra si articola in quattro movimenti, quasi fosse un’opera sinfonica: Omaggio allo Sport, Lo sport, una storia che parte da lontano, Sinfonia di corpi in movimento e Condividere valori. Una struttura che restituisce non solo la varietà dei linguaggi scelti dall’artista – dal carboncino alla materia plastica del metacrilato – ma anche la stratificazione dei significati. La fisicità si intreccia con la memoria, il gesto atletico diventa narrazione collettiva, il colore diventa energia.
Ad aprire il cammino è la monumentale opera Lo Sport, un mosaico di 99 tele che si dispiegano come un arazzo contemporaneo. Qui il gesto atletico si moltiplica, diventa ritmo e partitura, una sequenza di azioni che ricorda la coralità delle gare e il senso di appartenenza che nasce dallo sport. La scelta cromatica, intensa e vibrante, amplifica l’impatto visivo e fa emergere la bellezza del movimento come atto vitale e universale.
In questo intreccio tra opera e spettatore, tra atto creativo e gesto sportivo, si rafforza l’idea che l’arte e lo sport siano veicoli di inclusione, di crescita comune, di ricerca di senso collettivo.
Il legame con l’Auditorium Parco della Musica non è casuale: lo spazio sorge nel cuore del Villaggio Olimpico, eredità simbolica delle Olimpiadi del 1960. Qui, dove lo sport ha segnato la storia italiana, l’arte di Chirico trova un’eco naturale.
Se la storia dell’arte ha spesso celebrato il corpo umano nella sua perfezione formale, Chirico restituisce al corpo la sua energia, la sua tensione verso il futuro. Il gesto atletico, dinamico e irripetibile, e la ripetitività quasi ossessiva dei ‘tuffatori’, shape e pattern in plexyglass colorate in una esplosione di vibranti colori, diventa il cuore pulsante di un’estetica che non cerca l’armonia statica, ma la potenza del divenire.
In questo senso, la mostra si inserisce in una riflessione più ampia sull’arte contemporanea, che sempre più spesso cerca nell’esperienza fisica, nella performance e nel movimento una chiave per leggere la complessità del presente. Chirico, con la sua pittura vitale e autobiografica, ci ricorda che l’arte non è mai distante dalla vita, ma ne è la traduzione più intensa e universale.