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“Io sono Rosa Ricci”: la forza di una figlia tra le ombre di Napoli

23 Oct 2025 -Festa del Cinema di Roma - PC IO SONO ROSA RICCI in Roma.

foto: Riccardo Piccioli

Alla Festa del Cinema di Roma 2025, Lyda Patitucci firma il prequel di Mare fuori, un racconto di formazione e sopravvivenza che trasforma il dolore in potere e l’eredità criminale in riscatto personale

Alla Festa del Cinema di Roma 2025, nella sezione Grand Public, arriva uno dei titoli più attesi dell’anno: Io sono Rosa Ricci, diretto da Lyda Patitucci, già acclamata per Come pecore in mezzo ai lupi. Il film segna un ritorno potente al mondo narrativo di Mare fuori, la serie italiana che ha ridefinito il linguaggio del racconto criminale e giovanile. Ma questa volta, il punto di vista cambia radicalmente: al centro c’è la nascita di Rosa Ricci, interpretata da una straordinaria Maria Esposito, in un percorso che scava nel dolore, nella paura e nella ribellione per raccontare l’origine di una protagonista destinata a diventare icona. Patitucci dirige con sguardo fermo e sensibilità femminile una storia che unisce noir e formazione, affondando le radici nel cuore oscuro di Napoli ma parlando all’universale, con la forza di un mito moderno.

Siamo a Napoli, nel 2020. Rosa Ricci ha quindici anni e vive all’ombra del padre, Don Salvatore (interpretato dal carismatico Raiz), uno dei boss più temuti della città. Il suo destino sembra già scritto, ma tutto cambia quando viene rapita da un narcotrafficante in cerca di vendetta contro la famiglia Ricci. Portata su un’isola remota, isolata dal mondo, minacciata e spaventata, Rosa deve imparare a sopravvivere in un ambiente ostile, scoprendo dentro di sé una forza che non sapeva di possedere. Mentre il padre scatena una guerra per ritrovarla, la giovane comprende che il suo più grande nemico non è fuori, ma dentro di sé: la paura di appartenere a un mondo che la definisce prima ancora che possa scegliere chi essere. Da questa prigionia fisica e psicologica nasce una metamorfosi, una presa di coscienza che trasforma la vittima in una protagonista della propria storia.

Il cast del film è di altissimo livello e conferma la capacità di Lyda Patitucci di dirigere attori in equilibrio tra realismo e intensità emotiva. Accanto a Maria Esposito, in una prova matura e vibrante, troviamo Andrea Arcangeli nel ruolo di un giovane criminale diviso tra lealtà e redenzione, Gennaro Di Colandrea, Jorge Perugorría, Gerardo de Pablos, Juan Daniel Straube, Simon Rizzoni ed Ernesto Montero. Ognuno contribuisce a creare un affresco umano dove il confine tra vittime e carnefici si fa sottile, in una Napoli che non è solo sfondo ma personaggio: madre e prigione, radice e ferita. Raiz, nel ruolo del padre, domina la scena con un’interpretazione tesa e dolorosa, fatta di silenzi e sguardi, incarnando l’archetipo del potere patriarcale che si sbriciola davanti all’indipendenza della figlia.

Io sono Rosa Ricci è un prequel, un racconto sull’emancipazione e sull’identità. Patitucci costruisce una parabola di formazione che attraversa i generi, dal gangster movie al dramma psicologico, dal noir al racconto di sopravvivenza, senza mai perdere il centro emotivo. Rosa diventa simbolo di una generazione cresciuta nel disincanto, ma capace di riscrivere il proprio destino attraverso la consapevolezza e la ribellione. Il film riflette sulla trasmissione della violenza e sull’eredità familiare come peso e possibilità di rinascita, restituendo una figura femminile complessa, lontana da ogni stereotipo. Con una regia nervosa e luminosa al tempo stesso, Patitucci conferma la sua voce unica nel panorama del cinema italiano contemporaneo, capace di unire ritmo narrativo e profondità psicologica.