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“Sciatunostro”: il respiro del tempo nell’isola del Mediterraneo

19 Oct 2025 -Festa del Cinema di Roma RC SCIATUNOSTRO in Roma.

foto: Riccardo Piccioli

Leandro Picarella torna alla Festa del Cinema di Roma 2025 con un racconto di formazione sospeso tra memoria, infanzia e immagini ritrovate. Un film che restituisce al cinema il suo soffio più puro: quello della vita

Alla Festa del Cinema di Roma 2025, nella sezione Progressive Cinema, arriva Sciatunostro, il nuovo film di Leandro Picarella, autore che si conferma tra le voci più poetiche e originali del cinema italiano contemporaneo. Dopo l’apprezzato Segnali di vita (2023), Picarella torna a Roma con un’opera che è insieme racconto d’iniziazione, riflessione sulla memoria e lettera d’amore al potere evocativo delle immagini. Sciatunostro — il titolo riprende la parola siciliana “sciatu”, che significa respiro, anima, soffio vitale — è un film che vibra di luce mediterranea e di nostalgia, un inno alla continuità della vita e delle relazioni attraverso la magia del cinema.

La storia si apre su un’isola del Mediterraneo “fatta di campagna, grotte, fondali marini, voli di uccelli e cielo blu”. È un luogo sospeso, quasi mitico, dove due bambini, Ettore e Giovannino, trascorrono l’estate tra giochi, scoperte e silenzi condivisi. Ma il tempo, come il mare, non si ferma mai: alla fine della stagione Ettore deve lasciare l’isola per proseguire gli studi sulla terraferma, e il distacco apre un vuoto che Giovannino dovrà imparare a colmare. L’inverno che segue sembra infinito, ma nel silenzio del paesaggio e nella solitudine del ragazzo comincia a emergere un nuovo linguaggio: quello delle immagini. Un anziano videoamatore, Pino, gli offre la propria videocamera e un archivio di filmati in Super 8, custoditi come reliquie di un tempo lontano. Attraverso questi frammenti, il passato si intreccia con il presente, la memoria si trasforma in creazione, e le immagini diventano ponti tra generazioni, restituendo il “soffio” di un’intera comunità.

Il cast, composto da Ettore Pesaresi, Giovanni Cardamone, Teresa Randazzo e Pino Sorrentino, dà vita a un racconto che si muove tra realismo e poesia. Gli interpreti, scelti per la loro autenticità più che per la tecnica attoriale, incarnano personaggi che sembrano appartenere alla terra stessa dell’isola. Picarella filma i loro gesti con rispetto e dolcezza, trovando nel quotidiano la materia del mito. Le immagini, girate con una fotografia cristallina e naturale, catturano la luce e i silenzi come fossero protagonisti: il mare, la campagna, i volti, i cieli infiniti diventano il linguaggio del tempo, un cinema che respira e che non ha bisogno di parole per comunicare.

Sciatunostro è un film sulla memoria collettiva e sulla trasmissione del sapere. In un mondo dominato dalla velocità digitale e dall’oblio, Picarella riporta in primo piano la lentezza, la pazienza e la manualità del gesto filmico. Gli “home movies” di Pino non sono solo un mezzo narrativo, ma un atto di resistenza contro la perdita del ricordo, un modo per ridare vita alle storie dimenticate. Il regista costruisce così una riflessione universale sul cinema come archivio dell’anima: un’arte che conserva e rigenera, che dà voce ai vivi e ai morti, che fa respirare ancora ciò che sembrava perduto. In Sciatunostro, ogni immagine è un respiro condiviso, un frammento di eternità in cui il passato e il presente si riconciliano.

Sciatunostro conferma la maturità artistica di Leandro Picarella, capace di mescolare il rigore del documentario con la leggerezza della fiaba. Il suo è un cinema che non teme il silenzio, che affida al gesto e allo sguardo il compito di raccontare l’inesprimibile. Il Mediterraneo diventa metafora di un’umanità che resiste, che continua a respirare anche dopo la separazione, anche quando l’infanzia è finita. È il “nostro respiro”, quello di chi ama il cinema come spazio di memoria e di speranza, che il film ci restituisce con straordinaria intensità.