#Cinema e Fiction

L’incontro con Giuseppe Tornatore alla Festa del Cinema

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foto: Salvatore Orfino

Giuseppe Tornatore sul Red Carpet di RomaIl genere noir, un genere per lungo tempo considerato solo cinema da botteghino. Ma negli anni ’60, grazie a François Truffaut e la Nouvelle vaugue, in genere fu rivalutato. Così l’esordio del premio oscar Giuseppe Tornatore nell’incontro ravvicinato odierno, dopo il Red Carpet in cui il regista si è presentato alla festa del cinema.

Nell’incontro condotto e moderato dal Direttore Artistico Antonio Monda, il regista siciliano ha parlato della sua passione per il cinema di tensione, una passione nata quando era ancora un adolescente e faceva il proiezionista a Bagheria . «Per essere un buon regista – ha detto – bisogna prestare attenzione a cosa avviene nella vita quotidiana e avere una conoscenza minuziosa della realtà delle cose».

Ed il viaggio di Tornatore nel noir avviene tramite i suoi otto film preferiti: La fiamma del peccato, capolavoro del 1944 di Billy Wilder. «È sicuramente uno dei noir più belli della storia del cinema». Hitchcock con Il delitto perfetto (unico film a colori fra quelli scelti dal regista). «Gli studiosi di cinema – ha detto Tornatore – non lo inseriscono nel noir. Io però non potevo non citare Hitchcock e questo è il primo film che mi viene in mente se penso a lui».

Ha citato anche Detour di Edgar G. Ulmer: «La tradizione vuole che sia stato girato in 7 giorni». Poi Lo specchio scuro di Robert Siodmak, usato per raccontare il tema del doppio nei noir: « Olivia de Havilland interpreta due gemelle: una ha commesso un omicidio, ma l’ispettore non riesce a capire chi delle due sia l’assassina. All’epoca era un effetto difficilissimo da realizzare perché spesso sono entrambe nell’inquadratura». Poi La donna del ritratto di Fritz Lang con «il primo piano sequenza della storia che dal piano reale passa al piano onirico, una straordinaria idea realizzata in un modo molto semplice». Si prosegue con Crime and Punishment – Ho peccato di Josef von Sternberg, Le catene della colpa di Jacques Tourneur e il francese Le Trou Il buco di Jacques Becker, tratto dall’omonimo romanzo di José Giovanni e presentato nel 1960 in concorso alla 13ª edizione del Festival di Cannes.

 

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