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Libertà di pensiero in alto mare: il gesto coraggioso di Anna Foglietta e Laika fermate a Venezia

Foto: Every Child Is My Child

L’attrice e la street artist fermate al Lido: il sequestro di una bandiera diventa simbolo della battaglia per la libertà di espressione

A Venezia un atto pacifico di solidarietà nei confronti del popolo palestinese ha assunto una valenza dirompente, trasformandosi in una forte denuncia della crisi della libertà di espressione. L’attrice Anna Foglietta e la street artist Laika sono state fermate dai carabinieri al Lido, poco prima dell’approdo alla prestigiosa area dell’Excelsior, mentre a bordo di una lancia presentavano l’opera We Are Coming a sostegno della Global Sumud Flotilla per Gaza. Durante l’azione sventolava una bandiera della Palestina, poi sequestrata insieme all’opera stessa.

Le immagini del blocco sono inquietanti: una lancia fermata in mare aperto, il gesto simbolico di solidarietà interrotto, un atto artistico negato dalla repressione. Laika non ha esitato a commentare con forza: “O si sta dalla parte degli oppressi, o si è complici. Anche il silenzio è complicità“. Parole potenti, che suonano oggi come un grido di rabbia verso quanto filtra velatamente dai telegiornali nazionali. Si, perché dai racconti di chi è lì nella striscia di Gaza, quello riportato dalle testate della televisione di stato, è solo il dieci per cento di quello che realmente accade.

Anna Foglietta ha spiegato che «l’arte oggi è un’azione pacifica e non violenta di sostegno alla Flotilla», scegliendo deliberatamente la forma creativa e simbolica come strumento di dissenso e impegno. Ricevendo poco prima il premio Women in Cinema Award, l’attrice aveva infatti dichiarato che Venezia rappresenta «un palcoscenico importante per esprimere il proprio dissenso per quello che sta succedendo a Gaza», ribadendo il suo impegno personale e il legame tra arte e responsabilità morale.

Attorno a questo gesto, si è subito acceso un dibattito politico. Esponenti dell’opposizione hanno definito il fermo «inaccettabile» e «intimidatorio», chiedendo al Viminale chiarimenti sui motivi di un’azione che sembra colpire la libertà di espressione più che una reale turbativa dell’ordine pubblico. Angelo Bonelli ha tuonato: “La libertà non si sequestra, la solidarietà non si ferma” (fonte: ANSA.it).

Non si tratta soltanto di un episodio di cronaca; è un simbolo della fragilità del diritto a manifestare idee e solidarietà. L’arte, nelle parole di Foglietta, non trionfa solo sul palcoscenico, ma anche nelle acque dove decide di navigare, come monito di pace e giustizia. La penna della street artist e della sua compagna di mobilitazione si è scontrata con la durezza del fermo, ma ha anche scritto una pagina che impegna tutti a riflettere sul valore della libertà di pensiero.

Quando il silenzio può diventare colpevolezza, la scelta di usare il corpo, la creatività, le immagini e la parola per difendere ciò che appare giusto resta un gesto di grande dignità. L’iniziativa di Foglietta e Laika è stato un “blitz” simbolico, ma soprattutto una sfida alla paura, un segnale che attraversa i confini del Lido, di Venezia e dello spazio temporale fino a interrogare le coscienze. Perché, come hanno dimostrato loro, la libertà di pensiero non si ferma: resiste, sogna e soprattutto denuncia. E non ci sono forze dell’ordine che possono impaurire con le identificazioni coloro che dissentono ed esprimono la propria opinione, visto che è un principio sancito dalla Costituzione Italiana.