#Cinema e Fiction

Viggo Mortensen porta Green Book sul Red Carpet di Roma

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foto: Salvatore Orfino

Ambientato nel 1962 a New york, Anthony Vallelonga interpetrato da Viggo Mortensen, detto Tony Lip per la sua capacità di persuasione, è in cerca di un lavoro temporaneo durante la chiusura del Copacabana, dove funge da buttafuori.

Viene ingaggiato da uno dei pianisti più talentuosi del paese, per accompagnarlo in tournée attraverso gli Stati Uniti con il compito di fargli da autista, assistente personale e anche guardia del corpo, soprattutto quando faranno tappa nel Sud, dove la segregazione razziale è ancora praticata con estrema crudeltà, utilizzando il “libro verde”, una guida contenente i motel, i ristoranti e le stazioni di servizio dove sono ammesse le persone di colore.
Un lungo viaggio durante il quale nascerà un’improbabile amicizia tra il poco acculturato Vallelonga e l’eloquentissimo “Doc”, un rapporto che sfiderà i pregiudizi di una nazione intera prima della nascita del movimento per i diritti civili negli USA.
Vincitore del premio del pubblico al Festival di Toronto, Green Book è il primo lungometraggio diretto in solitario da Peter Farrelly, dopo oltre vent’anni di firma duplice con il fratello Bobby (Scemo e più scemo, Tutti pazzi per Mary e altre commedie di successo).

Si riconosce la firma di Farrelly in più punti: la struttura del road movie non gli è nuova, e pur contenendosi riesce a regalarci diversi momenti molto spassosi, come quando Tony vince 50 dollari trangugiando hot dog come se non ci fosse un domani. Sono sequenze esilaranti ma mai eccessive, che contribuiscono alla verosimiglianza di un periodo storico delicato, che il regista ricrea con fare preciso ma non nostalgico. Pur essendo ambientato nel 1962,  per certi versi si rispecchia nel film anche l’America di oggi, dove una certa classe politica sembra voler abolire i progressi fatti nell’ultimo mezzo secolo.
Due attori al massimo della forma, dotati di un carisma quasi d’altri tempi che ben si sposa con l’ambientazione di mezzo secolo fa ma anche supportato da una sensibilità squisitamente moderna, che non scivola nel rischio della caricatura.

 

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