Cristian Carretero e Lorraine Jones Molina firmano un racconto potente sulle contraddizioni di Porto Rico, tra fuga, redenzione e poesia visiva
È stato presentato oggi, 21 ottobre, nella sezione Progressive Cinema della Festa del Cinema di Roma 2025, Esta isla, l’intenso film diretto da Cristian Carretero insieme all’esordiente Lorraine Jones Molina. L’opera rappresenta un ritorno alle radici per Carretero, che riprende e amplia le tematiche del suo corto omonimo del 2014, costruendo un lungometraggio di rara forza espressiva. Esta isla si muove tra la tensione del noir e la delicatezza del romanzo di formazione, raccontando con sguardo empatico e crudo la vita ai margini di un’isola sospesa tra povertà e sogno, colpa e redenzione. È un film che mescola realismo e lirismo, portando sullo schermo la complessità sociale di Porto Rico attraverso la sua luce, il suo mare e le sue ferite.
Il giovane Bebo (interpretato da Zion Ortíz) vive con il fratello in un complesso popolare di un piccolo centro costiero. La pesca è la loro unica risorsa, ma le difficoltà economiche lo spingono verso attività criminali. Dopo un incarico finito in tragedia, il ragazzo fugge insieme a Lola (la talentuosa Fabiola Brown), giovane appartenente all’alta società, anch’essa in cerca di libertà dal proprio mondo dorato e oppressivo. I due, uniti dal caso e dal desiderio di riscatto, intraprendono una fuga disperata tra montagne, sentieri e villaggi dimenticati. Sulle loro tracce, un gruppo di sicari implacabili, simbolo di una violenza sistemica che divora ogni possibilità di rinascita. In questo viaggio tra terra e mare, Bebo e Lola dovranno decidere se la salvezza è un sogno possibile o se l’oceano, forza primordiale e inafferrabile, sarà la loro unica via d’uscita.
Nel cast, oltre a Zion Ortíz e Fabiola Brown, figurano Xavier Morales, Teófilo Torres, Audicio Robles, Georgina Borri, Omar Iloy, Sean Ortiz, Jeniffe Fret e Bryan Minaya, in un coro di presenze autentiche che restituiscono il volto multiforme dell’isola. Gli attori, molti dei quali provenienti dal teatro portoricano, donano ai loro personaggi una fisicità intensa, capace di far emergere la tensione emotiva che attraversa ogni scena. La regia di Carretero e Jones Molina è vigorosa e poetica: alterna momenti di violenza improvvisa a pause contemplative, dove il mare diventa specchio dell’anima e metafora della libertà negata. La fotografia, dai toni caldi e polverosi, e il sound design naturale contribuiscono a creare un’atmosfera ipnotica, in bilico tra sogno e disperazione.
Esta isla si inserisce nel solco del cinema latinoamericano di denuncia, esplorando il divario tra classi sociali, la precarietà delle periferie e il destino dei giovani intrappolati in un sistema economico senza alternative. Il film mostra un Porto Rico ferito dalla povertà e dall’abbandono, ma anche capace di una bellezza struggente, dove l’amore diventa atto di resistenza e la fuga una forma di sopravvivenza. Attraverso il linguaggio del noir, Carretero e Molina raccontano la crisi identitaria dell’isola postcoloniale, sospesa tra sogno americano e perdita culturale. Il risultato è un film che colpisce per la sua autenticità e per la sua tensione poetica, capace di parlare al pubblico globale con una voce nuova e potente.
