Dallo Stadio Olimpico al cuore di una delle periferie più difficili di Roma, il passo può sembrare lungo. Ma non per Ultimo, che questa sera trasformerà San Basilio in un’arena a cielo aperto. Per il suo decimo concerto nel tempio della musica romana, il cantautore ha deciso di fare un regalo speciale: trasmettere gratuitamente lo show su un maxischermo nel parco dove tutto è cominciato.
Non è solo un ritorno alle origini, è un atto politico e culturale: portare la musica dove troppo spesso arrivano solo silenzi e sirene, dare voce ai ragazzi di un quartiere dove sognare è un atto di coraggio. Ultimo ha scelto di accendere i riflettori su San Basilio, quartiere che lo ha cresciuto e che ora diventa simbolo di riscatto, opportunità e appartenenza. Perché qui, tra cemento e talento, la musica può ancora cambiare le cose.
San Basilio non è un quartiere qualunque. È uno dei territori più duri e complessi della periferia romana, spesso dimenticato, a volte etichettato solo per cronaca nera e marginalità. Ma è anche il quartiere da cui Ultimo è partito. È lì che ha scritto i suoi primi testi, è lì che ha coltivato sogni più grandi delle mura che lo circondavano. E adesso, proprio lì, vuole riportare la musica. Non come nostalgia, ma come possibilità concreta di riscatto.
Portare l’Olimpico a San Basilio non è solo una trovata romantica: è una scelta culturale e sociale precisa. Significa dire ai ragazzi che vivono quei marciapiedi e quelle panchine che ce la si può fare, che si può uscire, brillare, ma soprattutto tornare e restituire. Significa creare un momento collettivo, inclusivo, in un luogo dove spesso gli eventi culturali non arrivano, dove troppo spesso si cresce credendo che il talento non serva e che le opportunità siano destinate ad altri.
Proprio quando la musica vive sui palchi e sugli schermi, Ultimo sceglie il cemento di casa sua, il parchetto dove ha iniziato a suonare per farsi ascoltare da chi oggi si sente invisibile. E proprio in quella serata, oltre al concerto, promette un annuncio epocale per la sua carriera, che potrebbe dare ulteriore linfa al progetto del “Raduno degli Ultimi”, un grande evento atteso per il 2026.
Ma già da ora, il suo gesto ha un peso specifico enorme: leva simbolica contro l’abbandono giovanile, contro le periferie dimenticate, contro il silenzio che spesso schiaccia il talento. San Basilio, per una notte, sarà centro della musica italiana. E forse anche qualcosa in più: un segnale che si può cambiare rotta, se solo qualcuno ti tende la mano. O ti canta una canzone.
