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L’avaro di Moliere conquista il Parioli di Roma

In una scenografia dominata da colori scuri, asimmetrica nel suo sfondo, fatta di cubi modulari a ricordare la cassetta del tesoro di Arpagone, interpretato da Alessandro Benvenuti, il regista Ugo Chiti mette in scena una nuova versione de L’Avaro, totalmente rispettoso della commedia di Moliere del 1668.

Alessandro Benvenuti indossa i panni di Arpagone che senza mezzi termini, nel suo prologo davanti ad un filo rosso che taglia la scena, descrive sin da subito l’ambientazione della storia dell’Avaro e sin da subito svela i suoi propositi sulla sua ricchezza ed il suo modus operandi.  La capace recitazione di Benvenuti rende il personaggio da una parte lontano dall’opera del 1668, lo rende attuale, vivo, seppur in abiti che ricordano il classicismo, sorprendente anche nei piccoli dettagli. Equilibrismi di cui Benvenuti è sempre stato dotato e che qui ne fa largo e sapiente uso. Il prologo si trasforma così in uno sfizioso antipasto che ci prepara ad un ricco piatto di due atti.

Da apprezzare anche gli altri artisti che provengono dalla Compagna teatrale toscana Arca Azzurra. Si apre la prima scena , che racconta di un Valerio interpretato da Gabriele Giaffreda, un personaggio positivo, solare nei suoi sentimenti ma che sa anche trasformarsi in un servile, viscido, cinico consigliere di Arpagone sfoggiando una dialettica accurata e consona a quella di Arpagone stesso. E’ perdutamente innamorato della sua bella Elisa, l’attrice Lucia Socci, un personaggio dapprima triste per un amore che vede impossibile, ma che gli eventi della storia pian iano modificheranno dandole sicurezza e possibilità di viverlo, per decidere di lasciarsi conquistare ed abbandonarsi completamente nel sentimento della passione e dell’amore totale.

Ed ancora Cleante, interpretato da Andrea Costagli nel ruolo del figlio di Arpagone, forse il personaggio piu’ solare e sognatore, colui che esprime per primo la forza dei sentimenti nella vita che volano più in alto di qualsiasi ricchezza e non manca mai di stupirsi della sua bellezza e delle sue sorprese, ma anche triste e poi caparbiamente reattivo alle avversità. Ed il suo amore totale al punto di “voler fare qualsiasi cosa” per la dolcissima Marianna, interpetata da Elisa Proietti, un personaggio che sa anche essere decisa, e come il suo amato pronta a tutto per coronare il suo sogno d’amore con Cleante, passando dallo smarrito al determinato, sfruttando appieno tutta la gamma dei sentimenti intermedi.

Non da meno è stata la recitazione dei due servitori della casa, Mastro Giacomo ovvero Dimitri Frosali e Freccia interpetato da Massimo Salvianti, quest’ultimo veste anche il suolo del commissario. I due personaggi hanno caratteristiche personali totalmente differenti: se Mastro Giacomo è un fedele domestico cuoco, cocchiere tutto fare che negli anni serve il suo padrone con devozione, sacrificio e dedizione seppur non retribuito, il secondo un furbo manigoldo che con il suo calcolo si diverte a giocare con gli abitanti della casa per il suo tornaconto personale: due estremi che ci offrono un ottimo equilibrio nelle scene e numerosi siparietti che ci divertono non poco.

Frosina interpretata da Giuliana Colzi sa essere la spina nel fianco, colei che tutto sa, che tutto e tutti conosce. La sua saggezza femminile (un uomo bisogna saperlo mungere, basta far succhiare l’uomo dal giusto capezzolo) e furbizia nel presentare la futura sposa sono ben rese anche se inizialmente non sicure. Con uno spendido trucco teatrale Arpagone si nasconde sul finire del primo atto e in chiusura del sipario rimanendo sulla scena lontano dalla donna pur di non onorare economicamente il lavoro di Frosina la quale nello spettacolo contribuisce anche insieme a Freccia, svelando altari del loro passato che danno ancora più forza ai loro caratteri, a donare forza e spessore ad entrambi i personaggi.

Per finire, ma non in ordine di importanza Don Anselmo in terpretato da Paolo Ciotti che veste anche i panni di Mastro Simone.Con poche e giuste battute riesce a commuoverci nel ruolo di un padre che ha ritrovato felicemente moglie, figlia e figlio nello stesso giorno, regalandoci appieno quel desiderato lieto fine raggiunto con non poche sofferenze di vita.

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