L’Europa si allontana: i cechi sorprendono una Roma spenta, Dybala segna il 200° gol in carriera ma non basta
Sembrava la serata giusta per rialzare la testa, quella in cui la Roma avrebbe potuto rimettere in ordine i conti d’Europa. Invece, l’Olimpico si è trasformato in un teatro di delusione e fischi. Davanti a oltre cinquantamila tifosi, il Viktoria Plzen ha scritto una delle sue notti più memorabili, infliggendo ai giallorossi un 2-1 pesante non solo per la classifica ma anche per il morale. Le reti di Adu e Souaré nella prima mezz’ora hanno gelato il pubblico romanista, costretto a vedere una squadra irriconoscibile, impacciata, distratta, mai davvero padrona del proprio campo di casa. Solo Dybala, dal dischetto, ha provato a riaccendere una speranza, siglando il suo gol numero 200 in carriera: troppo poco, troppo tardi.
La cronaca racconta di un primo tempo da incubo, con errori in serie che hanno reso il Viktoria Plzen padrone del campo. Già dopo 20 minuti, i cechi avevano scavato il solco: prima Adu, bravo a sfruttare una scivolata di Ziolkowski, poi Souaré, autore di un gran tiro da fuori, hanno messo alle corde la Roma. Gasperini ha provato a correre ai ripari richiamando proprio il giovane polacco e inserendo El Shaarawy, ma la scossa non è arrivata. Nel secondo tempo, dopo il rigore guadagnato da Pisilli e trasformato con classe da Dybala, i giallorossi hanno tentato l’assalto con generosità ma poca lucidità. Bailey, Ndicka e Soulé hanno avuto il pallone giusto, ma la palla non ha voluto saperne di entrare. E così, dopo cinque minuti di recupero e l’ultima punizione sprecata, il tabellone è rimasto impietoso: Roma 1, Viktoria Plzen 2.
Questo ko cambia tutto in Europa League. Dopo tre partite, la Roma resta ferma a quota tre punti, superata in classifica da Viktoria Plzen e Lille, e costretta ora a inseguire. La qualificazione agli ottavi si complica, e non poco. In campionato, la squadra di Gasperini resta comunque seconda, ma le crepe sono evidenti: l’Olimpico, che dovrebbe essere un fortino, si sta trasformando in un terreno di insicurezza, con numeri impietosi. Gli attaccanti segnano poco, la squadra fatica a reagire quando va sotto, e la condizione psicologica sembra fragile. Le prossime gare contro Midtjylland e Sporting Braga saranno decisive per non compromettere la stagione europea.
Il pubblico romanista, ancora una volta, ha risposto presente, gremendo l’Olimpico di giovedì sera — un segnale d’amore che meriterebbe ben altra gratitudine in campo. I cori inizialmente silenziosi, per la protesta della curva, si sono poi trasformati in un misto di rabbia e delusione. “Ci manca cattiveria”, ha ammesso Dybala a fine gara, sintetizzando il momento. Una Roma molle, incapace di ribaltare l’inerzia, è quanto di più frustrante per chi vive di passione giallorossa. Eppure, proprio in queste notti buie, la tifoseria sa compattarsi: servirà questo spirito, più che mai, per ritrovare la via del gol e del riscatto.
Curiosità e numeri: il Viktoria Plzen non vinceva in Italia da 28 anni, dalla semifinale di Coppa UEFA 1996 contro lo Slavia Praga, e stavolta lo ha fatto con lo stesso allenatore, Hysky, allora difensore in campo, oggi in panchina. Per Dybala, il rigore trasformato è il 200° centro in carriera tra club e nazionale, un traguardo simbolico in una notte da dimenticare. All’Olimpico, invece, la Roma non vince da quattro partite consecutive: una striscia che in Europa non si vedeva dal 2013. I numeri raccontano di un possesso palla sterile e di soli due tiri nello specchio in tutta la partita, contro i cinque dei cechi. Dati che spiegano, più di ogni parola, perché la Roma abbia perso.
Queste sono state le parole del nostro allenatore a fine partita:
Come descriviamo questa serata?
“Non buona, così non va bene. Abbiamo fatto gol sul rigore, altrimenti non avremmo segnato neanche questa sera. Poi hai voglia a dire “occasioni”, certo… Dobbiamo riflettere un po’, adesso incassiamo questa sconfitta. E riflettiamo un po’”.
Cosa ha detto ai ragazzi? Come si esce da questo momento?
“Adesso la partita è fresca, quindi non c’è da aggiungere niente. Ci penseremo domani”.
