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Grillotti e le istantanee di Howe e Furlani. “Andrew fantasista, Mattia Metronomo”.

Emiliano Grillotti, fotografo, direttore di RietiLife. Per il secondo anno di fila, ti è stato conferito il secondo posto del Premio USSI “Lo sport e chi lo racconta” per la miglior fotografia.

La fotografia premiata da USSI nel 2024
La fotografia premiata da USSI nel 2024

Si tratta di un riconoscimento importante per la mia carriera che compie 30 anni, il fatto di stare sul podio per due anni di fila è incredibile. Tengo moltissimo a questo premio, è un onore immenso.

Mi fa sempre piacere partecipare e confrontarmi con gli altri. Cercherò di onorare questo riconoscimento, conferito da una giuria così importante, per tutta la mia carriera.

Il rapporto tra Rieti e l’atletica è profondo, si rinnova e cresce sempre di più. Proprio in questi giorni è iniziato l’Olympic Training Camp al Guidobaldi, con gli atleti di Rana Reider: Jacobs, De Grasse, Bromell ed altri. Arriverà anche Nia Ali, così come i gruppi delle staffette cinesi. E nel 2026 ci saranno gli Europei U18.

Sì, sono il fotografo ufficiale del Camp. Lo sport in cui sono più competente è il calcio, però l’atletica è una religione per chi come me è di Rieti, cresciuto da sempre con il Rieti Meeting, per il quale ho avuto anche l’onore di essere fotomanager per tanti anni.

Facciamo due salti in avanti, avvicinandoci a due storie reatine che si intrecciano, quelle di Andrew Howe e Mattia Furlani. Sei stato uno dei primi a scattare foto ad Andrew e Mattia?

La pagina della Gazzetta con la foto di Howe

Soprattutto ad Andrew, sì: lo conosco da quando aveva meno di 14 anni. Negli scorsi decenni si costruivano storie sui giornali, si facevano spesso scatti al campo mentre gli atleti si allenavano, oppure foto relative alla vita privata: una volta ad esempio mi fu richiesto di fare un servizio su Andrew che suonava.

Mattia è stato personaggio dell’anno nel 2023 per RietiLife. Recentemente ho fatto con lui uno shooting legato ad un’associazione di atleti olimpici che pubblicherà queste foto in sedi istituzionali. È un ragazzo riservato e sereno, forse più tranquillo rispetto ad Andrew, che è un “fantasista”.

Quindi Andrew fantasista, interessante.

Sì, fosse un calciatore lo vedrei come numero 10 con attitudine al gol. Mattia un centrocampista, un metronomo, anche lui con tanta fantasia.

In effetti la rincorsa del ragazzo classe 2005 è armoniosa e scandita.

Eh sì, è molto meticoloso, pianifica tutto bene. Tiene fede ai tanti impegni che ha.

Com’è cambiata l’autopromozione degli atleti e la partecipazione a campagne pubblicitarie?

La promozione degli atleti era legata soprattutto alla Federazione, se non ricordo male. La Fidal aveva un accordo con la Ferrero, Andrew fece lo spot per il Kinder Bueno. Oggi sui social è diverso, si fanno i post pubblicitari e le collaborazioni con i brand.

Reatini d’adozione: la città riempie sempre d’affetto i due saltatori.

Tutti e due non sono nati a Rieti – Mattia in provincia di Roma, Andrew a Los Angeles – ma qui sono stati subito considerati come concittadini. Sono reatini a tutti gli effetti, ormai. Andrew parla anche in dialetto: a volte parliamo in reatino stretto.

Le fotografie più belle?

A Mattia ho scattato una foto che mi piace molto: un’immagine in cui salta, con in dosso la maglia azzurra, e la mamma-allenatrice Khaty sullo sfondo.

Per quanto riguarda Andrew, uno scatto in cui è posato con un piede su un ostacolo; una fotografia molto semplice. All’epoca aveva le treccine. Fu la mia “prima prima pagina” della Gazzetta dello Sport. Delle tante foto che gli ho fatto, questa è senza dubbio quella a cui sono più legato.

Le famiglie dei due atleti hanno avuto un ruolo importante nelle rispettive storie.

Sì, questo è un po’ un filo conduttore che li lega. René, la mamma di Howe, lo ha accompagnato fino a certa età. Incontravo spesso al campo anche Jeremy, il fratello di Andrew. Khaty allena Mattia, così come Erika e Luca.

Dal 7 al 12 giugno ci saranno gli Europei allo Stadio Olimpico. Furlani potrebbe provare a raggiungere lo stesso grande risultato che Howe ottenne a Goteborg nel 2006.

Sono convinto che, se fosse nato nel mondo di oggi, Andrew avrebbe avuto una carriera ancora più piena di quella che ha avuto.

Mattia regalerà all’Italia grandi soddisfazioni, sono certo che sarà così. Ci vuole la testa, e lui la ha. Serve, poi, una guida: non gli manca neanche quella. Speriamo abbia anche un po’ di fortuna.