Un (ricco) contratto in cassaforte, uno scudetto in bella vista sulla scrivania e un sogno nel cassetto. L’estate di Daniele De Rossi è forse persino più calda di questi giorni infuocati di inizio luglio. L’ex Capitan Futuro della Roma si è trasformato nel presidente d’oro dell’Ostiamare, fresco vincitore del titolo italiano Under 19 Nazionale,il campionato dedicato ai settori giovanili delle società militanti in Serie D. Un successo strepitoso perché De Rossi ha legato il suo nome allo storico club di Ostia pochi mesi fa, il tempo di sistemare un paio di cosette in società (di cui ha acquisito le quote lo scorso inverno) e andare a vincere coi suoi ragazzi l’ennesimo titolo di una strepitosa carriera. Al Campidoglio ha ricevuto tutti gli onori del caso, eppure DDR davanti al sindaco Gualtieri avrà tenuto d’occhio anche il telefono perché la sua speranza è di prendersi una panchina importante e tornare nel calcio dei big. Quel posto che ha accarezzato proprio con la Roma e che forse gli è stato tolto troppo presto. Inutile dire che quel telefono non ha squillato o almeno non è arrivata la telefonata che forse si aspettava Daniele.
De Rossi infatti ha già compiuto virtualmente il giro d’Italia nelle ultime settimane. Candidato per raccogliere in azzurro la difficile eredità di Spalletti, poi accostato alla panchina del Parma (che invece ha scelto un debuttante assoluto, lo spagnolo Cuesta), è stato in ballo per quella della Sampdoria e anche per il nuovo Monza ceduto da Fininvest e targato Usa. Ma c’è quel contratto (da 3,5 milioni di euro) con la Roma che pesa. Forse un accordo per la risoluzione col club di cui è stato capitano non sarebbe difficile, ma il budget di De Rossi in Italia non è sostenibile per tutti. E così per ora Daniele deve continuare a far crescere quel gioiellino a cui tiene tanto: ”L’Ostiamare può diventare il terzo polo di Roma”. Una dichiarazione d’amore, ma anche la sintesi di un profondo progetto che con il suo staff sta provando a realizzare in un contesto difficile come quello del X Municipio, che spesso finisce in copertina per storie di cronaca nera.
DDR è certamente uomo di lotta e poco di governo, per quanto la sua lunga esperienza nel calcio di altissimo livello lo porrebbe in una posizione privilegiata. Qualcuno ha già fatto serpeggiare un dubbio: meglio De Rossi presidente o De Rossi allenatore? Una domanda forse crudele, ma un campione come lui, con la sua personalità e la sua visione del calcio, è destinato a percorrere una carriera importante anche in panchina. DDR il sogno di allenatore top lo deve ancora vivere, come tanti campioni del mondo che come lui provano o hanno provato a sedersi in panchina con alterne fortune. E se Gattuso lo ha bruciato allo sprint in Nazionale (la Figc ha forse ritenuto Ringhio più esperto per quel ruolo), l’occasione giusta prima o poi si riproporrà. Magari subito, chissà…
La visione calcistica di De Rossi, si diceva. Ebbene lui l’ha espressa con chiarezza nei giorni scorsi: “Bisogna pensare ai giovani, a farli giocare, a dar loro fiducia”. Parole sante per il calcio italiano che considera ancora “baby” i classe 2004 e 2005 mentre fuori dai confini si dà spazio ai 2007 e persino ai 2008…
Non è un calcio per giovani, almeno in Italia. Ma se De Rossi è stato per anni Capitan Futuro, in quel futuro saprà presto muoversi e far brillare ancora il suo talento.
Davide Tondi
