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Palestre, impianti sportivi e giovani atleti. Quando la fine di una concessione diventa un danno allo sport

Torniamo indietro nel tempo ed immaginiamo una storia. Fermiamo per un attimo, nella nostra mente, i progressi agonistici delle nostre stelle sportive in erba, nel loro percorso formativo, nelle tante ore di allenamento di adolescenti alla ricerca di un risultato regionale, provinciale, di quartiere.

Chiudiamo per un attimo gli occhi e visualizziamo un giovane atleta, come ce ne sono tanti, prima di passare, per merito e risultati, all’agonismo funzionale, quello del lancio prima dei risultati nazionali. Vediamolo nella sua piscina sotto casa, del paese, del quartiere, o comunque in un posto dove mamma, papà o il fratello più grande, possa accompagnarlo tutti i giorni verso la sua passione ad allenarsi, a combattere per l’ennesima volta contro un cronometro, o a vedere finalmente quella giravolta riuscire, il primo salto mortale, il primo scatto, il primo momento importante che lo lancia verso le gare, verso il primo campionato che esce fuori dal territorio in cui vive.

All’improvviso un incubo. Spalanchiamo di occhi di colpo. La piscina o la palestra della squadra cambia. Non c’è più quell’allenatore con cui ha costruito i propri passi, non c’è più la squadra, o la piscina si trasmorma un posto per l’acquagym, o il campo da tennis viene sostituito da due campi di paddle. La squadra e la società hanno trovato una sede molto più lontana, impossibile andare tutti i giorni. E poi tra 5 anni il posto cambia di nuovo, e poi ancora ed ancora da un’altra parte.

Quanti sogni spezzati! Quanti piccoli atleti cambierebbero sport? E, in un ‘altra ottica, quante strutture sportive piegherebbero la china trasformando attività agonistiche in pure attività volte solo al guadagno e meno alla passione di crescere piccoli campioni?

Perché la turnazione territoriale quinquennale di una struttura sportiva porterebbe ad un cambio di bacino di utenza con scadenza a tempo: si copre il territorio per un periodo di tempo sapendo poi di dover cambiare zona, se è possibile trovare un impianto sportivo adatto.

Quante piccole Pellegrini e quanti piccoli Sinner rimarrebbero delusi dalla propria società giovanile itinerante che deve riadattarsi ogni volta al nuovo impianto sportivo?

A Roma il caso della Lazio nuoto, società che ha la propria squadra di pallanuoto iscritta nella serie A, è stata per questo al centro della cronaca negli ultimi anni. La cessazione della concessione, indizione della nuova gara di affidamento, e la Lazio nuoto costretta ad un cambio sede, cambio quartiere ed un periodo di interruzione delle attività anche dei gruppi giovanili, vivaio indispensabile dei campioni del massimo campionato.

E’ il caso odierno della SSD Alma Nuoto, da sempre radicata nel territorio tuscolano, da sempre centro di riferimento del quartiere, con numerosi titoli vinti nella categoria Under 13 Regionale. Il numero rimarchevole di finali raggiunte nel Campionato Italiano di categoria, hanno portato l’Alma Nuoto ad essere tra le Società di maggior successo in questo ambito, e un punto di riferimento nel panorama delle piscine a Roma che supportano e formano nuovi talenti sportivi.

Nomi come Claudio Innocenzi, Andrea Tafuro, Stefano Messina, Ludovico Moroni, Alessio Navarra, Iacopo Graglia, Adriano Barigelli Calcari, Simone De Vecchis e altri ancora, hanno brillato nella pallanuoto italiana, ottenendo convocazioni nella Nazionale giovanile e maggiore, e con partecipazioni ai Campionati Europei e Mondiali.

L’iter burocratico del rinnovo della consessione all’Alma nuoto sembra essere ancora lunga. La società, come hanno spiegato il rappresentante della società Massimo Tafuro e l’avv. Andrea Novelli che legalmente la rappresenta, da circa sei anni è ancora in attesa di una risposta da parte degli uffici e, finalmente, sembra essere in corso di valutazione in Commissione sport di Roma Capitale dopo che la società, nel corso del tempo ha effettuato investimenti di potenziamento e miglioramento della struttura pubblica per oltre un milione di euro.

 

Chissà se in questa realtà che propone anche attività di nuoto per diversamente abili e ginnastica in acqua dolce per le persone più avanti con l’età, si nasconde di nuovo qualche futuro campione nazionale?

 

Chissà se sarà mai possibile garantire in qualche modo una continuità, almeno per coloro che sono ritenute promesse o, come dicono nell’ambiente, di interesse nazionale, a prescindere dal cambio di gestione di un impianto sportivo. Riuscire in qualche modo a coccolare l’atleta per garantire un ambiente a lui più congeniale che possa dare serenità e continuità nei risultati. Lo sport ne gioverebbe.