Mano al cuore, sguardo mobile e ritmo in corpo, Marcell Jacobs sul palco della Medal Plaza ha cantato tutto l’inno italiano accompagnandosi con leggeri movimenti del capo. Sul podio più alto. Accanto a lui l’azzurro Chituru Ali, argento e per il bronzo il britannico Glave. I signori dei 100 d’Europa a Roma, al Foro Italico immersi in giochi di luce e sommersi dal plauso dei tanti appassionati tifosi. Marcell, l’italiano di El Paso o l’americano del Lago di Garda, di sicuro il nostro azzurro Campione Olimpico di Tokyo che ha bissato il titolo europeo, stella del nuovo fresco movimento dell’atletica italiana. Il buio del post Tokyo, la fuga dalle competizioni e dalle chiacchiere diffuse dopo l’exploit giapponese, e poi dall’Italia, il “ricovero” in America, dove per questi europei ha lasciato moglie e figli, gli hanno ridato nuova linfa. “Mi sono messo in gioco, uscire fuori dalla confort zone non è mai semplice. Ho recuperato velocità, anche se so di averne altra nelle gambe. Il vero avversario da battere sono io, poi arrivano gli altri, penso ancora troppo quando scendo in pista”.

 Il campione ha ripreso a divertirsi. Si sente a casa. “Volevo restituire qualcosa a Roma, e al pubblico della mia città dove ho costruito me stesso, sono fiero di averlo fatto”.  Jacobs parla bene, è disponibile con tutti, stampa e fan, si sottopone a mille richieste di selfie e non perde di vista i suoi compagni. La notte dell’oro romano non ha dormito. Adrenalina e gioia sono un benefico mix esplosivo. I tre della febbre da medaglia del sabato sera: Lorenzo Simonelli, Chituru Ali e lui sono stati a parlare, scherzare e gioire, hanno ordinato cibo e la notte è diventata piccola per loro. La riflessione di Jacobs è una traccia da seguire: “Quei giorni di Tokyo, quell’Olimpiade ha fatto aprire gli occhi a tanti atleti, io lo vedo, in questi giorni siamo tutti insieme, lo scorgo negli occhi di questi ragazzi che non stanno scendendo in pista a questo campionato europeo per partecipare ma per vincere le medaglie. Sono tutti veramente determinati, sanno che non sono qui per caso ma perché se lo sono meritati, hanno lavorato tanto. E’ un movimento che si autoalimenta. Io ero focalizzato sulla mia gara, ma allo stesso tempo non mi potevo perdere i salti di Mattia (Furlani), non mi sono perso i lanci di Leonardo (Fabbri) né la gara di Simonelli. E’ qualcosa che cresce insieme, i grandi risultati, quando li vedi attorno a te, contribuiscono a darti energia, a motivarti.” Ben detto!

Il medagliere parla chiaro, in testa c’è l’Italia, ad oggi sono 15 le medaglie conquistate dalla nazionale azzurra, rimarranno nella storia quei 42 minuti che l’8 giugno hanno portato ben 3 ori. Restano da vivere ancora giornate e finali importanti. La competizione si chiude mercoledì 12 giugno, per poi pensare a Parigi. E noi siamo d’accordo con Marcell: “Nella nostra testa non c’è mai la parola sconfitta”.